La rivoluzione fatta a maglia

La rivoluzione fatta a maglia

Posted On: April 8, 2005
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Lei si chiama Cat Mazza ed è una giovane artista che studia new media art al Rensselaer Polytechnic Institute. Stufa di lavorare sempre e solo davanti ad uno schermo (anche se l’arte digitale rimane la sua prima passione) ha chiesto a sua nonna di insegnarle a lavorare a maglia. Per rilassarsi e passare il tempo durante i lunghi viaggi in metropolitana. E’ stato allora che, unendo l’interesse per la tecnologia con il suo nuovo hobby, ha fondato il collettivo microRevolt.
Il nome del progetto fa riferimento al concetto di “rivoluzione molecolare” teorizzato dal filosofo francese Felix Guattari, secondo il quale il cambiamento sociale non avviene soltanto tramite grandi movimenti di protesta, ma anche attraverso “piccoli atti di resistenza”. Lo strumento di resistenza, per microRevolt, è proprio il lavoro a maglia, considerato un atto rivoluzionario in un’epoca in cui tutto è industriale e standardizzato. La polemica più diretta si rivolge in questo caso contro le corporation dell’abbigliamento (come Nike o Gap), per la politica aggressiva ed egemonica e per lo sfruttamento del lavoro femminile e infantile nei paesi più poveri. ”
Per questo motivo, Cat Mazza e compagni, hanno messo a disposizione sul loro sito, un software chiamato knitPro che permette di trasformare qualunque file immagine in un progetto già pronto per essere realizzato a maglia o ad uncinetto. Aldilà delle implicazioni sociali del progetto, è interessante notare come la struttura logica del ricamo e della lavorazione a maglia riveli insospettabili somiglianze con la struttura dell’mmagine digitale. Il piccolo punto come il pixel, insomma.
Ma a pensarci bene l’incontro tra il mondo della tessitura e quello dei calcolatori è molto più antico. Non furono infatti le schede perforate dei telai di Jacquard ad ispirare, nell’Ottocento, Charles Babbage nella costruzione della sua macchina analitica?

www.microrevolt.org
www.turbulence.org