Aether architecture
Diversi gruppi di ricerca europei di ogni dimensione sperimentano la ricerca di elementi formali multimediali che possano sostituirsi ai tradizionali componenti tecnologici dell’architettura per la realizzazione di edifici o prototipi attraverso la forma dell’installazione artistica. La considerazione che accomuna tutti questi momenti di sperimentazione è che l’immagine digitale ha assunto ormai formati espandibili, modulari o proiettivi, che possono coincidere con gli elementi del lessico architettonico: finestre, pareti, facciate. E’ un assunto di grande potenza narrativa, ma che racchiude in se la sterile prospettiva di un appiattimento bidimensionale e della standardizzazione delle “pelli” architettoniche.
L’originalità della ricerca del gruppo aether architecture (Adam Somlai-Fischer, Peter Hudini, Anita Pozna) consiste allora proprio nell’interfacciare architettura e digitale attraverso metodologie che loro stessi definiscono “non-screen based”, mantenendo ai loro oggetti una profondità spaziale che lo schermo renderebbe definitivamente bidimensionale e dunque non praticabile.
La dimensione spaziale viene garantita in qesto caso dalla profondità della proiezione (stesso strumento di contatto spaziale-digitale utilizzato nella precedente “induction house”), resa possibile questa volta dalla frammentazione della superficie riflettente in elementi fisici corrispondenti ai pixel.
(luca rua)
http://lowcat.designstudio.hu/distributedprojection.htm
http://www.aether.hu