Aural Squash
Aural Squash riprende la tipica meccanica dei paddle games: una pallina si muove per lo schermo, con il giocatore chiamato a colpirla con la propria racchetta. Fin qui nulla di nuovo. Se non fosse per il fatto che il quadro di gioco viene progressivamente nascosto alla vista del giocatore: delle placche rettangolari vi si sovrappongono, fino a rendere visibile soltanto la propria racchetta. Ecco allora che l’unico modo per seguire la pallina sta nell’usare… le orecchie! Ogni quadro è infatti diviso in una serie di strisce orizzontali: ogni volta che la pallina attraversa il confine tra una striscia e l’altra, suona una determinata nota. Seguendo le note, e aiutandosi con il “vermino” che a fondo schermo segnala la posizione della pallina sull’asse orizzontale, diventa cosœ possibile sapere dove si trova la pallina e posizionare la propria racchetta in maniera da non mancarla.
Il primo livello è volutamente molto lento: in fase di playtesting ho infatti notato come un concetto cosœ semplice sia in realtá molto difficile da recepire, anche per chi di videogiochi non è a digiuno. Qui e là qualche variazione sul tema, come nei livelli dal nono al dodicesimo, e come nell’ultimo quadro, il tredicesimo, dove non è più la pallina, ma la racchetta a suonare. Anche il sistema per l’assegnazione del punteggio è estremamente semplice: 1 punto guadagnato per ogni volta che si colpisce la pallina, 1 punto perso ogni volta che la si manca.
Tecnicamente, Aural Squash è interamente scritto in Actionscript (Flash), e utilizza soltanto tre immagini: la pallina, la racchetta e il perimetro che le contiene; tutti gli altri elementi di gioco sono generati in maniera dinamica, attraverso una serie di algoritmi dedicati. Per concludere: Aural Squash non è un gioco vero e proprio, per la sua semplicità può al massimo essere considerato una sorta di esperimento in game design. Un esperimento con l’ambizioso obiettivo di lanciare un piccolo messaggio a chiunque abbia a che fare con i videogiochi: Non di solo video si videolude!
(francesco antolini)
