Data Diaries: memorie in digitale
Un diario realizzato utilizzando i dati che passano ogni giorno nel computer. L’artista americano Cory Arcangel trasforma la RAM dell’elaboratore in un filmato astratto e ipnotico. Il subconscio della tecnologia…
La memoria è un tema caro agli artisti contemporanei. Per chi utilizza il computer e le reti, tuttavia, la questione acquista un’accezione differente, confrontandosi da un lato con il meccanismo puramente tecnico dell’archiviazione dei dati (la memoria dell’elaboratore), dall’altro con l’espansione della sfera umana dei ricordi attraverso le nuove tecnologie.
Cory Arcangel, computer artist americano noto per il suo riutilizzo creativo di videogiochi e tecnologie obsolete (come console Nintendo e Atari), è l’autore della nuova commissione dell’organizzazione statunitense Turbulence, da anni dedita alla promozione della Net Art. Il progetto si chiama Data Diaries ed è un diario di un mese di vita digitale dell’artista, realizzato archiviando i dati passati per il suo computer nel mese di gennaio. Pagine web, e-mail, documenti e traffico binario contenuti nella RAM dell’elaboratore sono stati trasformati da Arcangel in 31 filmati “facendo credere al player Quicktime che la memoria del computer sia un video”. Il risultato sono 11 ore di astratte e rumorose combinazioni di pixel in movimento, visibili nella versione a colori o in bianco e nero.
Alex Galloway, nella sua introduzione al progetto, sottolinea come la conversione dei dati da un formato ad un altro – quello che Lev Manovich nel suo Il linguaggio dei nuovi media ha chiamato transcoding – sia alla base di moltissimi progetti web degli ultimi anni, compreso Carnivore dei suoi RSG. Il flusso del codice binario, considerato come materia prima grezza -che si tratti di testi, immagini o suoni – viene manipolato dai net artisti alla ricerca di inedite e stimolanti alternative ad una visualizzazione consueta. L’informazione processata da computer è infatti composta da stringhe di codice binario e la sua facilità di trasmutazione produce effetti imprevedibili e affascinanti.
Le parole del dizionario venivano trasformate in ambienti tridimensionali da Marek Walczak e Martin Wattenberg nel progetto The Apartment (2001); Mark Napier ci permetteva di vedere gli 0 e 1 mutandoli in un’ipnotica nuvola di pixel bianchi e neri (Black and White, 2002) e gli italiani Limitezero arrivano quasi a farci “toccare” il flusso di dati nell’installazione interattiva Ordine & Chaos.
Il lavoro di Arcangel, che è la continuazione del suo RAM Project del 2000, nasce da un’attitudine hacker e smanettona, di cui conserva il sapore ludico e sfrontato. Il gusto è sempre quello di mettere le mani sulla tecnologia e fargli fare cose per cui non era stata originariamente programmata. Così la RAM di un computer di casa può diventare videoarte, mostrandovi la macchina che digerisce ed elabora dati o, come preferisce l’autore, “che soffoca e urla contemporaneamente”.
Valentina Tanni / 2003